Ho appena dato vita, in compagnia di una mia carissima amica scrittrice, a delle occasioni di incontro dal titolo: ‘Le stagioni delle Donne’.
Uno spazio in cui ci confrontiamo e condividiamo riflessioni, vissuti, e punti di domanda, al momento senza risposta.
Forte è la voglia di costruire una tela, fatta di mille colori, e tessuti. Non si sa quando sarà completata, ma è ben chiaro che i compagni di viaggio, saranno le Donne.
Ognuna di noi è legata ad un ciclo che scandisce il nostro tempo. Il tempo della vita, della procreazione, della pausa e del raccoglimento. Un modo di stare con la Terra Madre. A stretto contatto, condividendo lo stesso linguaggio.
La Donna che accoglie. Radice di ogni forma di vita. E’ l’origine, il sostentamento, il nutrimento. Ma è anche il cambiamento, è la nuova vita a cui darà lei stessa vita.
Quante stagioni viviamo con il nostro corpo, il nostro cuore, i nostri pensieri?
La giovinezza, l’età dell’inesauribile energia. L’esplosione dell’assoluto. Dell’onnipotenza che tutto consente. Dell’illusione che ‘durerà per sempre’.
L’età adulta, in cui la grandiosità lascia il posto alla ricerca della mediazione con i propri sogni. Si spegne l’assoluto, si fa strada un maggiore senso di realtà. Più concretezza, progetti che si realizzano, ruoli che cambiano.
La maturità. Il senso di responsabilità che accompagna fedele le nostre giornate. Il dovere. Il corpo che ci dà il benvenuto ad una nuova fase. I segni del tempo che raccontano di noi.
E la saggezza che fa da protagonista e ci conduce all’ultimo ciclo di vita. Ed è durante questa tappa del nostro viaggio che la mente ripercorre il cammino compiuto. Gli affetti stabili, sono lì, quelli fedeli, quelli che ci hanno sostenuto, anche nei giorni più bui.
E’la nostra vita, quella che troppo spesso ci affanna, ci fa sentire inadeguati, ci pone davanti traguardi faticosi. Ma è anche quella che ci riserva sorprese inaspettate. Quella che toglie, ma dona al tempo stesso.
E forse dovremmo essere più accoglienti rispetto a ciò che non possiamo cambiare, e cogliere il bello, se esiste. O lasciar andare, se ciò che viviamo è fonte di sofferenza.
Perché vedete, troppo spesso, è proprio a conclusione del nostro viaggio che ci accorgiamo di aver speso energie eccessive, per ciò che non meritava la nostra considerazione. E troppo spesso, è solo allora che, potendo tornare indietro, cambieremmo l’abito che abbiamo sempre indossato.
E quindi? Impariamo a scegliere. Adesso. Conserviamo e custodiamo se è il caso, ma molliamo e non voltiamoci più indietro, se ci siamo resi conto che non ne vale la pena.
Alleggeriamo il nostro fardello. Proseguiamo fiduciose. E non aspettiamo a domani per sentirci protagoniste della nostra vita.
Pagina fb: Dottoressa Manuela Morra, psicologa, sessuologa, psicoterapeuta