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Cristiano Turato: “La mia vita è una gavetta che non finirà mai.”

Cristiano Turato: “La mia vita è una gavetta che non finirà mai.”

Cari lettori di MaxParisi2.0 oggi abbiamo il piacere di intervistare: Cristiano Turato, che comincia a suonare la chitarra classica al suo dodicesimo compleanno ricevendo dai suoi genitori la prima chitarra elettrica. La sua musica nel corso degli anni cambia, cresce e si trasforma toccando mondi diversi e con Luca Sartori, Stefano Miozzo e Daniele Facci porta in giro un progetto “Madaleine” che riassume il percorso di tanti anni in un elettro-rock.

Dal 2012 fino al 2017 fa parte del gruppo dei Nomadi. Il 2017 e 2018 ha un intensa attività live che passa attraverso eventi importanti al Teatro Geox, Teatro Verdi, Teatro Esperia e in varie piazze d’Italia. Il 22 novembre 2019 esce il singolo “Follia” targato Aereostella. Da venerdì 10 aprile 2020 è possibile ascoltarlo con “La Festa”, il nuovo album che è stato anticipato dai singoli “Atlantide” e “Follia.

Ecco a voi la nostra chiacchierata.

Ciao Cristiano e benvenuto tra le pagine di MaxParisi2.0. Sappiamo che cominci a suonare la chitarra classica e al tuo dodicesimo compleanno riceve dai tuoi genitori la prima chitarra elettrica. Ripensandoci ora come ricordi quel giorno. Quali le tue emozioni.

L’unica sensazione rimasta intatta vive nella gratitudine verso mio papà Franco e la mia mamma Luisa, riferimenti veri per la mia crescita interiore e di uomo. Ricordo il periodo economicamente non facile e le difficoltà per vivere, insieme a mio fratello Stefano e alle mie due sorelle Anna e Veronica. Questo non ha fermato i miei genitori che attraverso il sacrificio hanno donato concretezza alla mia vita e a quella dei miei fratelli. La chitarra era una “aria pro” verde pisello, orribile.

Dal 2012 fino al 2017 fai parte del gruppo dei Nomadi. Ti va di condividere con noi i tuoi ricordi? 

Ricordo felicemente i viaggi con l’amico Sergio Reggioli (violinista), le lunghe chiacchierate in macchina. Parlavamo di filosofia, politica, delle nostre famiglie e di tutto quello che sentivamo ci facesse stare bene. Sono cresciuto molto in quel periodo, imparando a gestire tante situazioni discutibili che incontravo spesso nel mondo della musica.

Il 10 aprile esce il tuo nuovo album di inediti, “LA FESTA” (etichetta Aereostella), anticipato dai due singoli “Atlantide” e “Follia”. Come nasce l’idea di questo nuovo progetto?

Nasce dopo un concerto con Alberto Bertoli e Giullari, in una piazza di un paesino calabrese. Dopo lo spettacolo, nella cameretta di un B&B stanco ed emozionato, ho aperto la finestra e ho ammirato la piazza silenziosa che fino a poche ora prima si era vestita a festa. Ho preso carta e penna e ho scritto finché la stanchezza non mi ha preso. Da quel momento “La festa” ha iniziato il suo percorso.

Nel comunicato si legge: “Ho avuto la pretesa di ridipingere la mia anima”. Spiegaci

Sono un uomo innamorato del dubbio. Sono continuamente alla ricerca di riposte sono una fucina di domande. Scrivere mi permette di collegare la mia anima alla concretezza quotidiana cercando di rispondere ai dubbi che vivo quotidianamente. Se non lo facessi avrei sempre la testa tra le nuvole e “non me lo posso permettere” citando Caparezza. Citando un mio vecchio brano -Le cose che vorrei- : “ci sono cose che vorrei guardare da lontano, seduto col mio drink fissarle piano piano, cambiarle colorarle con un tocco della mano e poi spazzarle via e ricominciare”.

Il disco si avvale delle collaborazioni importanti di Carlo Kaneba (per il monologo in siciliano presente nel brano “La festa”), Max Greco, Daniel Bestonzo e Francesco Pisana.

Come nascono queste collaborazioni e cosa lasciano?

Carlo ha accettato da subito di cimentarsi in questa pazzia e lo ringrazio molto per la sua disponibilità, ci incontreremo presto. Francesco Pisana è il mio manager, un uomo dalle mille risorse che non ha orari: insomma una piccola macchina da guerra. Voglio ricordare anche Alberto Roveroni, amico e co-produttore del disco. Grazie a lui, ho avuto l’onore della presenza di Max e Daniel, due grandissimi musicisti. Le collaborazioni, quelle giuste, lasciano la sensazione che l’arte sia ancora l’unica via da seguire per recuperare un pezzettino di quella umanità che servirebbe anche in momenti come quello che stiamo vivendo ora.

Prima di salutarci e ringraziati per la tua intervista ti chiedo: quali e quanti sacrifici per amore della propria passione e in questo caso la musica?

Rispondo sempre come suggeriva nonno quand’ero piccolo: chi non riesce a godere del dono del sacrificio non sarà mai felice. Io sono in continuo ascolto, la mia vita è una gavetta che non finirà mai.