Chi siete? Come vi siete conosciuti e come avete iniziato questo questa professione insieme?
CI siamo conosciuti tra i banchi di scuola e non è che tra noi ci fosse molta considerazione, nel senso che non ci odiavamo ma di rado avevamo contatti tra noi se non per la passione per la musica che ci accomunava.
Ci siamo avvicinati grazie al mondo dell’hip-hop, quando ancora non andava di moda essere “rapper” e quindi ogni qualvolta conoscevi qualcuno con la tau stessa passione era subito match.
Abbiamo cominciato a lavorare indipendentemente mentre poi in seguito abbiamo deciso di costituire un gruppo, diventato in seguito un duo con la quale appunto è nato Squadrone.
La scelta del nome da chi è come è nata?
La mente contorta di Reietto ha partorito l’idea, aveva da poco preso i brevetto per pilotare i droni e sull’onda dell’entusiasmo doveva per forza includere la parola “drone” nel nome del complesso.
In una visione futuristica il drone è il mezzo con la quale si consegnerà la merce a casa, quindi siamo coloro che consegnano musica in maniera espressa direttamente nelle vostre case.
“Squad” perché ci consideriamo e siamo una squadra, fin da quando abbiamo iniziato.
C’è sempre stata in noi la volontà di collaborare e spalleggiarci, con anche il team che ci aiuta a portare avanti questo progetto musicale e rafforzare il concetto de “l’unione fa la forza”.
Interessante la visione della consegna a domicilio della musica.
Parlatemi del vostro nuovo singolo “E’ trap bro”.
E’ un modo di dire rubato al gergo giovanile, sostanzialmente quando qualcuno non comprende il tuo modo di fare o il tuo stile puoi rispondere “è trap bro”.
Per esempio: Reietto si mette una t-shirt che considero brutta e glielo dico, lui di tutto punto mi risponde “è trap bro” della serie “faccio quel che mi pare seguendo le mie influenze e mie decisioni”.
Sosteniamo sempre le decisioni proprie e quindi seguire le proprie idee senza farsi influenzare.
La maggior parte delle volte chi scredita lo fa per abbatterti e mai per spronarti, quindi diciamo che utilizziamo questo slang per identificare una sorta di “hakuna matata”.
Voi avete avuto più persone che vi screditavano o che vi sostenevano? a livello di impatto sociale in Puglia come siete stati trattati?
Avevamo molta gente contro e a causa delle persone che ci screditavano ci siamo anche trovati ad abbandonare per del tempo la nostra attività musicale.
La cosa che ci ha creato anche problemi era il differenziarci dagli altri a livello musicale, da magari chi affrontava la musica rap nella forma standard del termine senza sperimentare, cosa che invece noi siamo inclini a fare fin dall’inizio, considerando la nostra musica poliedrica.
Le critiche in fine ci hanno rafforzato e abbiamo costruito col tempo la nostra autostima portando il nostro IO personale anche sul palco, circondandoci di persone positive.
Come considerereste il vostro genere quindi?
Ti direi “Genere Squadrone” in quanto attingiamo da diversi genere tipo trap, indie, pop.
Siamo curiosi di natura e quindi spulciando il panorama musicale ti viene sempre voglia di provare qualcosa di nuovo e mixarli a nuovi progetti, sempre con criteri, portando avanti linee generali che caratterizzano alla fine il nostro complessivo.
Quali sono i progetti futuri che avete in serbo?
Sicuramente a Settembre 2020 uscirà il primo EP, anche se stiamo già lavorando parallelamente al nostro Album d’esordio. A livello Live ovviamente possiamo programmare ben poco a causa del Covid-19.
La quarantena ci ha portato comunque a non scoraggiarci e anzi a farci lavorare in maniera diversa, permettendoci di sviluppare nuovi concept per l’album nuovo.
A seguito di questa pandemia, dal vostro punto di vista, come potrebbe variare il mondo della musica?
Diciamo che la musica parte svantaggiata, in quanto già per partito preso non viene considerata un lavoro, facendo perdere la concezione all’utente delle persone che realmente stanno dietro ad un artista. Ti parlo di tecnici, operatori e tutti gli addetti ai lavori della comunicazione, il team sostanzialmente che permette ad un’artista di riuscire ad arrivare all’utente.
Gli introiti derivano soprattutto dai live, questa è quindi una fase in cui la musica ha trovato poco appoggio da parte del governo in un indiscutibile sofferenza dichiarata da parte del settore.
Possiamo solo sperare ci sia un evoluzione, magari un concetto Drive In anche per la fruizione della musica live, chissà.
I vostri progetti di vita, i vostri sogni, singolarmente e come gruppo musicale?
Sicuramente trasferirci a Milano, per coltivare il nostro progetto musicale per essere più competitivi e cercando di inserirci nel business.
I vostri soprannomi da dove derivano?
Reietto direttamente dal concetto di emarginato, la persona incompresa dalla società.
Falco perché semplicemente era il mio animale preferito, per i suoi comportamenti e abilità.
La vostra ispirazione da dove deriva per la fase creativa?
Sicuramente il concetto di riscatto è sempre presente, pensare quindi a quello che puoi trasmettere senza fossilizzarsi su quello che viene detto dagli altri. Portare positività e l’amicizia che ci lega.
Che consiglio dareste ai ragazzi, che come voi 10 anni fa, muovo i primi passi nel mondo della musica?
Sperimentare, farlo con leggerezza e divertirsi.
Divertirsi è fondamentale, soprattutto per un semplice motivo, tutti i ragazzi che stiamo vedendo ad oggi hanno comunque una buona tecnica, ma lo fanno con l’indole del guadagno e sempre meno per reale passione.
Grazie mille alla mitica band SquaDrone per questa intervista e per aver condiviso con noi i loro pensieri e la loro storia!
Grandi ragazzi!!