Questa settimana, perdendoci per le strade di Firenze, ci imbattiamo nel Palazzo Strozzi, in particolare in una mostra che ospita: Aria di Tomàs Saraceno, aperta fino all’ 1 Novembre 2020.
Tomás Saraceno, è un artista poliedrico, che ben fa comunicare le arti, le scienze, senza fare di queste un ossimoro, ma una splendida armonia.
Attraverso un percorso di opere immersive ed esperienze partecipative tra Cortile e Piano Nobile, la mostra invita a cambiare punto di vista sulla realtà, e ad entrare in connessione con elementi non umani, come polvere, ragni, piante, che divengono poi protagonisti delle sue installazioni e metafore dell’universo.
Già nel Cortile troviamo traccia di questo intento, nella “Costellazione termodinamica”, installazione costituita da prototipi di sculture aerosolari in grado di fluttuare in torno al mondo, libere dai confini, libere dai combustibili fossili. Questi viaggi aerosolari vanno riconsiderando i modi in cui i confini sono stati stabiliti dagli esseri umani, passando ad “un modello d’uomo in sintonia con i ritmi planetari, consapevole di vivere insieme ad altri esseri umani e non umani, uomo che ha imparato a fluttuare nell’aria, all’interno del suo essere primordiale”.
Più avanti nella SALA 3, questo monito, è rilegato a “Reti di at-tenz(s)ione”: una miriade di ragnatele ibride, vanno creando un paesaggio fluttuante, estensione dei loro sensi. La tela considerata come un’estensione non solo dei sensi dell’aracnide, ma anche del suo apparato cognitivo: il mondo esterno viene percepito dal ragno attraverso le tensioni e le vibrazioni della sua ragnatela. Inoltre, questi intrecci, creano collegamenti sensoriali e viventi con animali non umani ed ecosistemi, invitandoci a riflettere sula nostra coesistenza con queste specie.
Quali sono queste specie? Giungiamo alla SALA 7, “Giardini Volanti”. “Se le piante hanno creato il mondo in cui viviamo, allora Gaia è un’entità vegetale”, ci si apre ad una riflessione sulla fisiologia vegetale, basata su principi differenti da quella animale: le piante hanno messo in conto di poter essere facilmente predate e hanno evitato di raggruppare le loro capacità in zone nevralgiche, ergo, non sono esseri indivisibili e quindi individui( in-dividuo, in=non, dividuo=divisibile) come l’uomo e l’animale; viene data un’interessante suggestione di considerarle come colonie, piuttosto che un animale singolo. L’atmosfera ricca di ossigeno ha reso possibile la vita di tutti gli animali “superiori”, e questi possono vivere solo perché respirano gli escrementi del metabolismo vegetale, l’ossigeno.
Arriviamo alla SALA 8, “Aerographies”, ogni gesto lascia una traccia, questa sala sottolinea i diversi modi in cui i movimenti di persone, calore, animali influenzino l’aria e ne siano influenzati, al punto tale da divenirne un potenziale linguaggio dei fenomeni terrestri, una “Cartografia emergente dell’aria”. Penne appese a palloncini, come strumenti trascinati dal vento in traiettorie, riempite di inchiostro realizzato con l’inquinamento da carbone nero di Mumbai. L’aria utilizza come strumento per scrivere, proprio il materiale con cui l’abbiamo inquinata.
Forse, l’uomo non è la misura di tutte le cose come tanto ci piace pensare nella nostra cara visione antropocentrica.
Forse, immersi in un ambiente capovolto, sfidati a riflettere su ciò che ha la precedenza nel mondo contemporaneo e perché, con un pizzico di coraggio, saremmo in grado di riconoscere di essere un semplice ingranaggio di una ben più grande, immensa ed elaborata macchina, quale è la Natura. Islandese e Leopardi, siete sempre nei nostri pensieri!
Da Uomo Misura di tutte le cose, a Uomo in Armonia con tutte le cose, il passo non sembra impossibile!
Adesso, però, tempo di una schiacciata da All’Antico Vinaio. A lunedì prossimo!