Capire l’importanza delle piccole cose è difficile, lo so, e di certo non è un qualcosa facile da insegnare. Certe emozioni le hai dentro e vengono fuori quando hai davvero la volontà di lasciargli spazio. Quella volontà di non soffocarle e di lasciare scorrere l’essenza che spesso ci sfugge. Ci vuole, qualche volta, il coraggio di abbandonare le formalità. Essere veri, gettare la maschera e proporsi per come si è davvero, magari è la strada più lunga ma la più redditizia. Se si vuole diventare grandi, e non solo anagraficamente, bisogna riconoscere il valore di ogni piccola cosa, pensiamoci, e più si è noti più il doversi riscoprire è necessario.
Nell’ultimo periodo siamo messi alle strette o meglio, perché è così, siamo stati costretti a fermarci, uno stop, da un qualcosa di invisibile che ci ha rilegati in casa, che ci sta costringendo a capire come il tempo riservi lo stesso trattamento a tutti.
Ci stiamo rendendo conto di quanto i rapporti umani siano la sola cosa che conta, la sola vera ricchezza, perché dai rapporti nasce tutto. Invece stiamo in bilico tra l’assurdo e quello che davamo per scontato, oggi che un virus che porta il nome di un videogioco, Covid-19, ci sta imponendo di trattenere l’amore. Trattenere l’umanità che in noi dovrebbe essere innata, che abbiamo scordato per via del materiale, e che adesso ci manca. Adesso che dobbiamo fermarci ci mancano baci, abbracci, strette di mano, ora che le parole risuonano da dietro una mascherina e gli unici sorrisi visibili devono essere letti negli occhi.
Darsi meno amore
Guardo il cane, fisso la macchinetta del caffè o la strada deserta fuori dalla finestra e penso che sarò padre a breve, che spero migliori presto, e tutti sono a casa. Dobbiamo stare a casa. Dobbiamo darci meno affetto, già meno, perché questo è il vero gesto d’amore possibile. Fino a qualche settimana fa tutti ci lamentavamo perché il tempo non era mai abbastanza e adesso che lo abbiamo, forzatamente, non sappiamo come impiegarlo. Forse ci riscopriremo.
Nella prima pagina del mio “Diario di una persona normale”, nell’anno 2020, riverso la delusione per quel futuro tanto atteso e promesso da film e libri. Io ci credo che ogni possibile fine in realtà sussurri un nuovo inizio, sì, e quindi devo trovarci un messaggio in questa polaroid scattata male. Di fronte a certe situazioni siamo tutti uguali, tutti, e il cielo non cambia perché la testa del ricco merita meno nuvole di quella del povero, e viceversa, sia chiaro. Siamo sotto lo stesso cielo, abbiamo fame dello stesso amore, vogliamo che tutti abbiano rispetto della vita altrui e bruciamo dal desiderio di stare con gli altri perché nessuno vuole stare davvero da solo, se non per un breve periodo. Un piccolo periodo per riscoprirsi.
In questo periodo ci stiamo riscoprendo, me lo auguro. Ci stiamo conoscendo mentre si spengono vite che non sono lontane dalla nostra. Gli altri tornano ad assere presenti, rientrano nella nostra prospettiva, certo, perché a calci in culo stiamo ammettendo che GLI ALTRI SIAMO NOI. Le piccole cose contano, e conteranno sempre, le passeggiate non sono banali e gli abbracci, i baci, le amicizie non sono scontate. Stiamo rivalutando l’amore, il rispetto, la bellezza del quotidiano con la possibilità di fare una corsa nel sole, o nella pioggia, e dire GRAZIE.
Quando questa tempesta sarà passata renderemo omaggio a chi non è venuto fuori dalle onde, a chi ha schierato ogni forza per portare a riva ogni singola vita e forse saremo migliori. Saremo migliori! Se così non dovesse essere anche questa dura lezione sarà stata vana. Io voglio godermi le piccole cose, e goderle con le persone che amo per guardarmi intorno e vedere la vita rinnovarsi. Perché le piccole cose fanno bene e rendono gli uomini migliori, più saggi e più grandi. Le piccole cose sono tutto e non sono certe.